Alle 3:36 del 24 agosto di sei anni fa una scossa di terremoto devastò i Comuni di Amatrice, Accumoli (Rieti) e Arquata del Tronto (Ascoli Piceno).
E’ l’inizio di quella che verrà definita’ la sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso: si trattò di un terremoto di magnitudo 6.0 sulla scala Richter, che nonostante la durata di venti secondi causò un’enorme quantità di danni in tutta l’area, inclusa la città di Amatrice a 9 km di distanza dall’epicentro.
Il tema di questo progetto è la riqualificazione funzionale e strutturale nel contesto della ricostruzione degli edifici post-sisma nella zona colpita.
La riqualificazione strutturale degli edifici è stata affrontata con l’impiego di tecniche innovative sia nelle fasi di demolizione parziale che in quelle di ricostruzione con rinforzo di elementi esistenti: l’ottica green in questo caso riguarda soprattutto la capacità di ricostruire senza ulteriori occupazioni di suolo verde, evitando quindi ulteriori lottizzazioni del terreno.
Il consumo di suolo verde
L’urbanizzazione sta lentamente trasformando il suolo ad uso agricolo, o una semplice area naturale, in superfici artificiali e sigillate. L’impermeabilizzazione delle superfici, necessaria per il corretto sviluppo urbanistico delle nostre città, porta alla perdita di aree essenziali per l’infiltrazione dell’acqua piovana. I cambiamenti climatici determinano un incremento degli eventi meteorologici, comprese le precipitazioni: di conseguenza, si assisterà ad un aumento di allagamenti improvvisi nelle città. Inoltre, le superfici sigillate aumentano l’effetto del calore urbano: è pratica comune curare maggiori estensioni di superfici vegetate, le quali svolgono una serie di funzioni ecologiche, ambientali, economiche e sociali di primaria importanza: mitigano il clima locale grazie alla loro capacità di regolazione del ciclo dell’acqua (filtrazione, controllo dei corsi d’acqua e del ruscellamento superficiale), offrono supporto alla vegetazione, contribuiscono al sequestro di gas serra e ad altri servizi ecosistemici. Processi tipici dell’urbanizzazione, quali l’impermeabilizzazione e il consumo di suolo, hanno portato ad una riduzione dei servizi ecosistemici colpendo anche le aree circostanti i siti impermeabilizzati. Limitando la connettività tra ecosistemi, la loro capacità di offrire servizi ecosistemici è compromessa e viene meno, come già anticipato, anche la capacità di mitigare gli effetti dell’isola di calore urbana.
Limitare il consumo del suolo e la crescita urbana incontrollata e diffusa è diventata una questione di primaria importanza a livello globale: la Commissione europea si è prefissata l’obiettivo di azzerare il consumo di suolo netto entro il 2050.